domenica 27 agosto 2006

if you love somebody, set them free

Due amiche stanno camminando sulla spiaggia.
Ad un certo punto una chiede all'altra: "Ma come si fa a far durare l’amore?"
E l'amica risponde, sorridendo: "Raccogli un po' di sabbia."
Lei si china e raccoglie una manciata di sabbia finissima.
L'altra, sempre sorridendo, continua dicendole: "Ora stringi il pugno..."
La donna stringe la mano attorno alla sabbia e vede che, più stringe, più la sabbia gli esce dalla mano.
"Ma la sabbia se ne scappa..."
"Lo so ... Ora tieni la mano completamente aperta..."
La donna ubbidisce, ma una folata di vento porta via parte della rimanente.
"Anche così non riesco a tenerla..."
E l'amica, sempre sorridendo:
"Adesso raccogline un altro po', e tienila con la mano aperta a cucchiaio... così… abbastanza chiusa per custodire e abbastanza aperta per la libertà".
La donna riprova, e questa volta la sabbia non sfugge dalla mano, ed è protetta dal vento.
"Ecco come si fa ….”.

(anonimo)

sabato 26 agosto 2006

a celtic world of mine

Sono in partenza, destinazione Brintaal.
Per ritrovare un po' di me, tra le cose che mi piacciono e mi fanno sentire di nuovo presente.
Viva. Per così dire.

DONNE IN RINASCITA

Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è finita mai, per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti da la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasque. In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima; ed è passato tanto tempo, ce ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi.
E hai pianto.
Dio quanto piangete! Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente.
Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato.
Quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole.
Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. "Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli
Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto.
Non lo sapevi? E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima.
Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse.
La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto. Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse".
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre. Quando meno te l'aspetti.

(Jack Folla)

domenica 20 agosto 2006

arrivare alla fine



















"I periodi e le stagioni finiscono, le cose cambiano indipendentemente dalla nostra volontà ed entriamo in una voragine che ci pare senza uscita.
Il dramma è che, spesso, ci entriamo prima che le cose siano realmente finite e contribuiamo alla loro morte"

"Tutti di solito sono convinti che le persone si separano perchè una si è stancata dell'altra, per propria volontà o per volontà dell'altra persona.Ma non è così. I periodi finiscono, come finiscono le stagioni.
Semplicemente.
E' una cosa su cui la volontà individuale non ha alcun potere.
Viceversa, si ha la possibilità, fino a quando verrà quel giorno, di godere ogni momento."

("H.H. " - B.Yoshimoto)

domenica 13 agosto 2006

la vie en azur

(E' un dato di fatto: quando sto bene, non "creo".)

Per qualche giorno ho ritrovato la serenità, sepolta da anni di polvere e ruggine, lavate via da sensazioni nuove eppure già note al mio cuore e al mio stomaco, entrambi in subbuglio.

Senso di liberazione, via il peso dall'anima, respiro di nuovo.
E' l'azzurro della vita - e non il rosa, che ho odio da sempre - a entrare di nuovo dentro di me.
E, uscendo, porta via la tristezza, la rabbia, l'amarezza.
Tutte legate insieme come figurine di carta ritagliate da un giornale.

L'azzurro di un lago lontano, remoto, che non ho mai visto, ma dove, forse, sono già stata una volta, tanto tempo fa.

L'azzurro degli occhi di una dolce amica, leggera come nuvole, con riflessi argentati dai raggi della luna.

La musica blu, viola, turchese e smeraldo, a Venezia.
La luce celeste che entra dagli occhi ed esce dal cuore, sfiorandone il rosso della passione e tingendosi debolmente di viola.

Nuvole bluastre, cariche di pioggia, nel temporale di ieri sera.
Il cielo ridipinto a nuovo stamattina, quasi irriverente, a dispetto della notte appena trascorsa.

Macchie di colore staccate da una tavolozza quasi dimenticata.
Il mare dell'infinita nostalgia di un sentimento accarezzato troppo poco per conoscerne abbastanza i confini.

Madame Sérénité s'è fermata poco questa volta.
E' entrata dalla porta, ma è uscita dalla finestra, che lasciata incautamente aperta.
Ispirazione e malinconia, gelose della nuova inquilina, hanno subito preso possesso di quel posto, rimasto vuoto.

L'aria profuma ancora di fresco, di lavanda, di mare.
Madame Sérénité è partita di corsa, senza salutare.
Ma mi ha lasciato una nota, una traccia, in fondo a una pagina.
E' scritta in piccolo, in blu.
"Speranza".