giovedì 1 gennaio 2009

un dolce apotropaico

Che io sia una allergica alle imposizioni si sa.
E quindi: alla faccia della tradizione, secondo la quale a Capodanno ci si dovrebbe liberare delle cose vecchie, ma anche perché non c'è ancora un cassonetto abbastanza grande per contenere tutto ciò di cui vorrei liberarmi, ispirandomi molto umilmente a chi, l'anno scorso, impastò un commovente "pane per il passaggio" in cui dolori del passato e speranze per il futuro potessero dar vita ad un dono nel presente, ho pensato di fare una torta.

Tenendo presente che non cucino quasi mai, che le mie nozioni di culinaria si limitano alle basi essenziali per non morire di fame e che ogni volta che mi azzardo a fare esperimenti ottengo spesso risultati a dir poco deludenti, quello che ho realizzato si potrebbe considerare QUASI un miracolo; se non fosse che non credo ai miracoli, tantomeno se si tratta di me.
(Gli unici "miracoli" in cui possa credere sono gli eventi straordinari cui mi permettono di assistere le mie amate gatte, come in queste foto,














dove è accaduto qualcosa che non speravo di raggiungere in soli tre mesi di convivenza felina. Ma si tratta di gatti, appunto: e, con loro, tutto è possibile :-)

Ma torniamo alla torta.
L'idea m'è nata come un fiore d'inverno tra tanti pensieri tristi ed amari, forse proprio per contrastare la tristezza e compensare, in qualche modo, la carenza di soddisfazioni con un po' di "zucchero" che potesse rendere la vita più sopportabile (ieri sera in tv davano "Mary Poppins": coincidenza? mah...)
Dato che la mia scarsa dimestichezza tra i fornelli, anche per quanto riguarda i dolci, deriva anche (o soprattutto?) dal fatto che mia madre, al massimo, preparava budini e torte con le "buste" oppure farciva strati di pan di spagna con improbabili creme fatte di nutella allungata con il latte, cercavo una buona ispirazione, tanto per non limitarmi a leggere qualche ricetta in rete o in un libro (cosa che poi ho fatto ;-P).
E allora pensavo alla mia nonna paterna, Rosetta, che aveva inventato una torta speciale, soprannominata "tórta di mëghi", cioè "torta dei medici", in quanto la regalava agli specialisti da cui si faceva visitare (cose d'altri tempi...); però ricordavo a stento la ricetta, se non da un punto di vista, anzi, di gusto, meramente nostalgico.
Che fare? Arrendersi ancor prima d'aver tentato?
Eh no! Lo dovevo a me stessa, una specie di esercizio d'autostima (e sennò dalla psicoterapeuta cosa ci vado a fare?).
Per non sbagliare le dosi, ho consultato sia internet, sia un utilissimo libro a prova di principianti, "Scuola di Cucina - tecniche e ricette di base" (ed.Giunti Demetra); trovata la ricetta base per la pasta frolla, ho poi aggiunto gli altri ingredienti con l'aiuto dei ricordi.
E il risultato è stato questo.














E la ricetta? Un po' di pazienza, nel prossimo post... :-)

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