domenica 30 agosto 2009

un post per ringraziare i lettori

Partendo dal fatto che la vita mi ha nuovamente regalato un'altra bottiglia di amarezza, grazie alla moda di qualcuno di non rispondere, per quanto la domanda fosse stata posta con largo anticipo (conoscendo il [pessimo] soggetto, la sottoscritta si fa[ceva] scrupolo di assecondarne le modalità operative), io che, invece, mi sento in dovere di rispondere SEMPRE, specie se si tratti di domande in qualunque maniera e con qualunque mezzo poste, ho deciso di raccogliere in questo post odierno le risposte ai gentili, carini commenti che mi sono stati rivolti ultimamente ed ai quali, con notevole ma giustificato ritardo, appunto vado a rispondere.
@Giardigno su "sinfonia dolceamara": si, mi sono ripresa, ma non tanto. Cinque giorni a orribilandia e sono nevrastenica, stanca, amareggiata, vinta dall'insonnia, alla quale ormai non c'è più possibilità di recupero, men che meno pomeridiano, come durante le ferie, se non, in parte, nel weekend.
Grazie per essere passato :-)
@Paola su "scatti d'agosto": il merito delle mie foto è dovuto tutto alla macchinetta fotografica digitale, che permette grandi cose con la scusa che, tanto, non si spreca pellicola ed ai soggetti, che sono sempre ed esclusivamente già belli in partenza e non per merito mio, ma della natura. Grazie per il complimento :-)
@Valentina su "scatti d'agosto": ciao, benvenuta e grazie del complimento, come sei arrivata qui? Un gatto di 18 anni è una fortuna, per ora il mio più longevo è stato il mio amore Tommy, che troverai spesso citato nel blog, volato via a "soli" 11 anni il 26 agosto 2007.
I metodi naturali sono ottimi con gli animali, specie i fiori di Bach.
Un abbraccio speciale al tuo micione :-)
@Fiordimagnolia su "scatti d'agosto": vero, dolce Fiore, ma io ritengo comunque che la mia capacità sia la minor componente nella riuscita della foto rispetto alla bellezza di ciò che ritraggo. Il paragone con il disegno è molto appropriato, anche se, con la digitale, fare belle foto è più semplice che fare bei disegni (senza la digitale, ovviamente :-D). Grazie anche a te per il complimento :-)
@Desaparecida (che non ha ancora un blog ma una bellissima foto felina nel suo profilo!) su "scatti d'agosto": ciao e benvenuta anche a te, che non hai un blog ma ne leggi sicuramente altri. Quindi, come sei arrivata qui? Come avrai visto questo blog si dichiara fieramente "gattaro", quindi sai che puoi tornare quando vuoi. Grazie anche a te per i complimenti.

E grazie a tutti, ancora una volta.
Specialmente dalla mia bassa autostima che oggi si alza un po' in punta di piedi...

p.s. la mia polemica iniziale sulle mancate risposte NON si riferisce ad alcun visitatore/trice di questo blog, è uno sfogo relativo alla mia vita fuori della blogsfera. C'entra nulla, lo so, ma stavolta mi andava di sfogarmi più chiaramente e dettagliatamente del solito.

mercoledì 19 agosto 2009

sinfonia dolceamara

Latito da quattro giorni anche per colpa del caldo (che palle, non se ne può proprio più...) ed immagino, sconfortata, quanto sarà 'cara' la bolletta della corrente elettrica, visto che aria condizionata e ventilatori sono sempre in funzione, affinché si possa sopravvivere dignitosamente.
L'ultima settimana di ferie sta per finire ed il pensiero di tornare ad orribilandia non mi rallegra di certo, soprattutto per la 'non bella' situazione lavorativa prospettatasi prima delle ferie.
Insomma.
Sto tornando a rinchiudermi, a non avere più belle ispirazioni, ma solo pensieri amari.
E' stata bella questa vacanza, pur non avendo fatto nulla di speciale, né viaggiato, anche grazie alle belle cose scambiate coni vicini di blog (quelli che non erano assenti per ferie); e chissà mi riesca di scrivere ancora qualcosa prima di ritornare in gabbia, nell'ombra....
Scusate il tono, oggi va così...


(la canzone mi ispirava per lo stato d'animo; ma non uscirò per strada a prendere a spallate la gente... ;-D)

sabato 15 agosto 2009

venerdì 14 agosto 2009

sì, viaggiare. ma anche no... (parte seconda)

Ma c'è un altro, sostanziale motivo per cui non mi piace viaggiare ed è legato al concetto, a me fortemente estraneo, dello "stretto necessario", concetto cardine su cui poggia, a mio parere, la filosofia stessa del viaggio.
Nella moltitudine di cose spiacevoli e rimosse di cui sto venendo a conoscenza, nel corso del cammino interiore, ho scoperto che parte dei miei problemi psicologici e relazionali è connessa al bisogno di controllare sempre tutto e tutti, soprattutto me stessa.
Deduco, quindi, che quest'ansia di controllare non possa, ovviamente, andare d'accordo con un concetto tanto destabilizzante quanto quello di
"stretto necessario"; poiché tutto è necessario quando si ha paura di perdere il controllo.
In parole più semplici e meno drammatiche: non mi piace viaggiare perché non so come preparare una valigia 'perfetta'.
E, per esserlo, la stessa dovrebbe, appunto, contenere lo
"stretto necessario"; essere, cioè, funzionale allo scopo (quello del viaggio), ma anche moderatamente piena.
E se il concetto di
"stretto necessario" mi fosse minimamente familiare, girerei forse con una borsa che pesa, mediamente, tre chili?
Figurarsi, quindi, quale fastidio possa essere dover sintetizzare i miei bisogni futuri, ignoti e sconosciuti come solo quelli disseminati in un viaggio possono essere, affinché se ne possa trarre la preparazione d'un bagaglio che contenga tutto ciò che serve, ma niente di più di ciò che potrà effettivamente servire.
Un'assurdità, più difficile da comprendere che una teoria astrofisica.
Nei pochi, estenuanti viaggi che ho affrontato, fare e disfare le valigie ha rappresentato sicuramente uno dei momenti meno piacevoli.
E m'è anche capitato di perderne una, per fortuna a viaggio concluso.
Che poi, perché si dica "perdere il bagaglio" come se dipendesse da chi viaggia, quando è colpa di chi viene pagato per trasportarlo, resta un mistero.
Uno dei tanti irrisolti, appunto: come il mito dello
"stretto necessario"...

giovedì 13 agosto 2009

sì, viaggiare. ma anche no...

Perché non mi piace viaggiare?









Innanzitutto, credo che la mia insofferenza nasca dall'aver sempre viaggiato, come avrebbe detto il Manzoni, in "non ottima compagnia".
Da piccola, infatti,
più che viaggiare, ero costretta a spostarmi dove volevano i miei; tra l'altro, sempre negli stessi identici due posti per vent'anni, nonostante la mia splendida regione d'origine fornisse (e fornisca tuttora) parecchi spunti per vedere posti interessanti, posti famosi in tutto il mondo e, purtroppo, a me tutt'ora ignoti, come le meravigliose Cinque Terre, tanto per citare l'esempio più signficativo.
Il viaggio, o meglio, lo spostamento, coincideva sempre con l'inizio dell'estate (stupisce ancora io la detesti?) e si trasformava in circa tre mesi di discutibile stazionamento in un luogo (oggi c'ha pure il sito!) che definire campeggio era doppiamente ironico, poiché ne aveva tutti gli svantaggi tipici (scomodità quotidiana, totale assenza di privacy, mancanza di qualsivoglia svago decente, isolamento dal mondo civile), ma in compenso mancava dell'unico, a mio parere, aspetto positivo possibile: e cioè, la novità.
Nel senso di persone nuove da incontrare e, magari, conoscere ogni anno.
Più che un campeggio, infatti, quello era un paese di pettegoli antipatici e, in un certo senso, pure razzisti; gente che non aveva nulla da invidiare agli abitanti di Twin Peaks o Peyton Place.
Con la tragica e sostanziale differenza che, nel secondo caso, si trattava di finzione, mentre nel mio caso era tragica realtà.
Ed è durata 20 anni, quasi peggio di Beautiful!

L'altro posto, alquanto ameno, nel senso che si sarebbe potuto fare tranquillamente a meno di andarci, era un paesetto di pseudomontagna, anche più isolato e privo di qualsivoglia spunto interessante del precedente, nel quale ci si spostava, in una sorta di transumanza al contrario, alla fine dell'estate, fino alla ripresa della scuola che, ai miei tempi, iniziava ad ottobre.
Tra l'altro il viaggio in questione, o meglio, lo spostamento, avveniva in parte su strade che definire statali era decisamente umoristico, con curve e tornanti, affrontati nervosamente da chi guidava (solitamente la mia energica madre) e con molta apprensione dalla sottoscritta che sopportava, stoicamente, gli attacchi di cinetosi del fratello.
Alla fine della terribile prova, al cui confronto le prodezze della Compagnia dell'Anello sfiguravano penosamente, si arrivava nella casa di villeggiatura, la quale offriva almeno il vantaggio della privacy, di un letto ed un bagno, nonché una cucina, degni di questi nomi e mi faceva, in parte, dimenticare le privazioni sofferte durante il pesante periodo estivo, lasciato alle spalle e dal quale mi separava la rassicurante montuosità dei primi appennini liguri.
L'altra unica peculiarità
di quei soggiorni di fine estate, che ricordo senza rancore, erano le passeggiate per i boschi con i miei nonni, durante le quali potevo imparare tante cose nuove, respirare l'aria frizzante e lasciare che la natura, con la sua confortante bellezza, imprimesse nella mia mente fresca di bambina immagini e sensazioni che tanto mi avrebbero aiutato in altri momenti della vita, molto meno piacevoli di quelli.
Ovviamente anche la montagna aveva i suoi svantaggi: il più evidente era il fastidio, mai risolto, con cui mia madre gestiva la passione micologica di mio padre.
Per lui, infatti, era divertirsi a raccogliere funghi e perdere il senso del tempo nei boschi; per lei era attenderlo, in preda all'ansia, per ore, poiché, all'epoca, non esistevano i cellulari e, data la nota, quanto inspiegabile idiosincrasia di mia madre per il telefono, la casa ne era sprovvista.
E poi, quando lui tornava, tutto felice, con i suoi trofei di raccolta, arrivava il momento di pulire chili di funghi per poi destinarli alla conservazione sott'olio; almeno la parte che non veniva velocemente (e voracemente) consumata nei giorni seguenti all'impresa fungina.
Stranamente i funghi mi piacciono ancora oggi e li gusto sempre volentieri.
Nonostante tutto...

mercoledì 12 agosto 2009

altro che stelle cadenti...

Oggi, tredici anni fa, Tommy entrava definitivamente nella mia vita.









L'avevo visto a quattro giorni dalla nascita, avvenuta il 30 maggio 1996.
Poi ero tornata a trovarlo altre volte, insieme alla sua mamma ed i suoi cinque fratellini (tre femmine e due maschi, una cucciolata perfettamente equilibrata).
Conservo ancora, tra le altre cose, il suo libretto e vedo che il 27 luglio 1996 fu portato dal veterinario per il primo vaccino ed altri controlli: aveva due mesi scarsi, ma ne dimostrava quasi il doppio.
Ricordo che il veterinario notò che non aveva dei bei dentini (povera creatura!) e così pensò bene di traumatizzarlo, tagliandoglieli con un tronchesino.
Non ho mai capito il motivo di quella manovra: comunque Tommy crebbe benissimo e mangiava di gusto parecchie cose, verdure comprese.
Alla faccia del veterinario (che cambiai pochi anni dopo).
Ironicamente Tommy se ne andò sul Ponte sempre nel mese di agosto, il 26 agosto 2006.

E sempre ironicamente Lory fu trovata il 10 agosto 2001, dentro uno scatolone.











Due giorni fa avremmo dovuto festeggiare il suo ottavo compleanno a casa dei miei: invece la micia stava male dal venerdì sera e così ha "festeggiato" dal veterinario, che le ha riscontrato febbre a 39°C e somministrato un antibiotico.
Oggi sta decisamente meglio: ieri, dopo esser tornata in ambulatorio ed aver subito un'altra dose di antibiotico, ha ripreso a mangiucchiare e da lunedì non ha più vomitato.

Un anno fa, poi, piangevo per aver trovato casa ai tigri, non dandomi pace per averli lasciati in una famiglia che non mi piaceva affatto (nessuna famiglia è mai adatta quando una gattara cerca una casa per i suoi mici adorati e tanto amorevolmente curati, questo è certo!).








Ma nel tempo e grazie all'arrivo di Priscilla,








mi sono imposta di non pensare più a loro, forse illudendomi che le cose, alla fine, sarebbero andate bene comunque.

Inoltre, oggi, tre anni fa, Emily veniva sterilizzata, all'indomani del suo primo ed unico giorno di calore; visto il caratterino, fu necessario somministrarle il doppio della consueta dose di anestetico.









E quando la portai a casa, la lasciai tranquilla chiusa nel trasportino, al buio in camera mia, cosicché potesse smaltire i postumi dell'intervento senza che nessuno la disturbasse.
Per cui, persi un anno di vita (situazione in cui sono incorsa spesso a causa dei gatti) quando, credendola chiusa nel trasportino, me la ritrovai invece, ancora intontita e frastornata, sul terrazzo, a prendere il sole, nel probabile intento di ritrovare le forze e ricaricarsi dopo la traumatica esperienza subita.
Pensando d'avere in casa il primo gatto al mondo dotato della capacità di teletrasportarsi, il mistero fu invece presto risolto, quando vidi che la porta del trasportino era stata chiusa solo nella parte superiore, per cui era stato relativamente facile per Emily, sebbene alquanto debole ed instupidita, uscirne fuori spingendo con la testa la parte inferiore della porticina.
Da allora controllo sempre attentissimamente che la porta del trasportino sia saldamente chiusa, sopra e sotto.
Ché con i gatti è sempre bene non dare mai nulla per scontato.

venerdì 7 agosto 2009

io odio l'estate

Sì, odio l'estate.

Non sono certo la prima a dirlo, né l'ultima.
Ma perché la odio?
Prima di tutto perché fa caldo ed il caldo mi opprime, mi toglie la poca energia faticosamente raccolta ed esaspera la mia pressione, bassa fisiologicamente ed alta emotivamente.
Il caldo mette a dura prova la resistenza al fuoco che mi si agita dentro; se fa caldo anche fuori di me, è vana la speranza di trovar sfogo alla rabbia, al bisogno di urlare e liberare la tensione.
Odio l'estate perché la gente parla di ferie, di mare e vacanze.
Per me l'estate è combattere l'afa, le zanzare e l'imbarazzante pallore del mio corpo.
Le persone amano l'estate perché porta sole e riposo, costumi da bagno e gelati.
A me il sole dà fastidio se non c'è iun po' di vento a renderlo sopportabile; il riposo è condizionato dalla temperatura ed il mio concetto migliore di vacanza è restare al buio ed al fresco a leggere.
Quanto a costumi e gelati, i secondi influiscono negativamente sui primi; tant'è che, nonostante non ami affatto mettermi in mostra, finisco comunque per rinunciare ad entrambi.
Soprattutto ai primi.
E poi l'estate è la stagione del raccolto, non solo in senso produttivo ed agricolo: dovrebbe portare ad un bilancio di ciò che si è seminato nei mesi precedenti.
Invece mi ritrovo quasi sempre a raccogliere poco o nulla, pur avendo faticosamente investito tempo, spazio ed energie.
Sono anni che mi chiedo dove sbaglio.
Forse, un giorno, lo scoprirò.

giovedì 6 agosto 2009

una bella ricorrenza (era ora!)

Undici mesi fa sei capitata nella mia casa.



I primi sei sono stati mesi difficili; non solo per abituarti alla nuova realtà, ma anche per tutto il contorno, buio ed ostile, contro cui tu ed Emily mi avete aiutata a sopravvivere, dandomi la forza di restare a galla in quel mare nero e profondo che sembrava infinito e cattivo, senza via d'uscita, né di respiro.







E proprio quando pensavo di dovermi arrendere, ecco un piccolo miracolo e le cose hanno cominciato ad andare decisamente meglio.

















Sono arrivate le prime soddisfazioni, le uniche di quest'ultimo periodo.








E, per questo, ancora più preziose.

















Ma mi hanno regalato una gran gioia ed una certezza, almeno una.
Che amare gli animali, in fondo, è parte di me.
E lo sarà sempre, a dispetto di tutto e tutti.
Grazie, amore mio, per avermi donato un raggio di sole, alla fine del tunnel.











E grazie Emily, per la tua lungimirante comprensione...

mercoledì 5 agosto 2009

Aqua, mia grande madre

Quando le emozioni si fanno troppo forti, la cosa migliore da fare è trovare un posto sicuro in cui lasciarle uscire: un bosco pieno di silenzio e rassicurante penombra; davanti al mare, talmente profondo da non temere il buio in cui mi trovo a nuotare.
Forse è per questo che molti suicidi avvengono in acqua: perché l'acqua è la nostra prima essenza, quella in cui veniamo concepiti, in cui cresciamo e da cui nasciamo.






E poi continua a far parte di noi, a tal punto che non possiamo restare a vivi a lungo, senza di lei.
L'acqua è la mia vera madre e da lei desidero ritornare quando mi sento perduta.
In acqua posso galleggiare oppure annegare.
In acqua non mi serve avere qualcosa di solido su cui poggiare: per questo l'acqua mi fa sentire bene, mi permette d'essere libera dalle radici, di volare, pur restando ferma, di riappropriarmi d'una dimensione intima in cui aderisco all'universo che mi circonda, senza sentirmi separato da lui.








Nell'acqua posso ritrovare l'abbraccio, perduto alla nascita, quello al quale desidero tornare da una vita e del quale accetto a fatica l'interminabile nostalgia.
L'acqua mi completa e mi consola, può riempire i miei vuoti con la sua inafferabile fluidità.
Nell'acqua posso anche solo specchiarmi e cercare di capire chi io sia, guardandomi semplicemente negli occhi, prima di provare a guardarmi dentro.

sabato 1 agosto 2009